Poemas de Marco Martos, traducidos al italiano por Emilio Coco
MARCO MARTOS
(Perú, 1942)
ÚLTIMA HORA DE ABDERRAMÁN III
y nace la noche en mi corazón. Y nunca más.
Mañana el astro volverá a su rito
y no habrá corazón en la oscuridad definitiva.
soldados de mi espada, todos saben
y comentan cómo han goteado
cincuenta años de emirato y califato.
Tesoros, honores, placeres,
todo lo he tenido, todo
lo he desperdigado.
Mis rivales, los más grandes,
me estiman, me temen, me envidian,
besan protocolariamente el suelo sagrado
y suben arrastrándose hasta mi trono.
Todo aquello que los hombres desean
me ha sido donado por el cielo.
La noche viene. Ya cantan los pájaros.
En ese tiempo largo de aparente
contentamiento he guerreado en
Toledo,
en todas las batallas, todas
las perfidias del reino las he dominado.
me han sonreído en mi lecho, cada alborada.
La noche viene. Ya callan los pájaros.
Antes de irme quiero contar
los días en que fui feliz. Mi memoria
MARCO MARTOS (Perú, 1942)
ULTIMA ORA DI ABD AL-RAḤMAN III
(Cordova, anno 961)
Muore il sole nella moschea di Cordova
e nasce la notte nel mio cuore. E mai più.
Domani l’astro tornerà al suo rito
e non ci sarà cuore nel buio definitivo.
Astrolabi, clessidre, rughe del mio volto,
calendari del Nilo, memoria dei credenti,
soldati della mia spada, tutti sanno
e commentano come siano gocciolati
cinquant’anni di emirato e califfato.
Tesori, onori, piaceri,
tutto ho avuto, tutto
ho disseminato.
I miei rivali, i più grandi,
mi stimano, mi temono, m’invidiano,
baciano protocollarmente il suolo sacro
e salgono trascinandosi fino al mio trono.
Tutto quello che gli uomini desiderano
mi è stato donato dal cielo.
La notte viene. Cantano gli uccelli.
In questo lungo tempo di apparente
soddisfazione ho guerreggiato a Toledo,
a Mérida, a Saragozza, ho vinto
in tutte le battaglie, tutte
le perfidie del regno ho dominato.
Le più belle donne di al-Andalus
mi hanno sorriso nel letto, a ogni alba.
La notte viene. Tacciono gli uccelli.
Voglio prima di andarmene contare
i giorni in cui fui felice. La mia memoria
– 265 –
escudriña el pasado: sólo son catorce.
Creyentes, mortales, aprecien conmigo
la grandeza del mundo y de la vida.
Ésta es mi última palabra.
CABALLO DE TROYA
Cuando piafa el caballo
en la noche tan blanca,
lo contemplan las damas
ahítas de guerra en las almenas.
Hoy es de madera.
Un presente griego.
La última seña de aquellos que parecen
huir del conflicto.
Las cóncavas naves
se internan en el vinoso ponto
y se abren las puertas de Ilión
para que el cuadrúpedo descanse.
Cae lo oscuro y del vientre del caballo
caen cien guerreros al suelo enemigo.
Las cóncavas naves
regresan a la rada,
las sombras se deslizan
por la llanura,
se abren las puertas de las murallas
y antes de que amanezca
en las calles de Ilión
corren ríos de sangre
y el Destino indiferente
que ríe a caquinos
mientras danza con la muerte.
– 266 –
esamina il passato: sono solo quattordici.
Credenti, mortali, apprezzate con me
la grandezza del mondo e della vita.
La notte arriva. Mi chiamavo Abd al-Raḥman III.
È questa la mia ultima parola.
CAVALLO DI TROIA
Quando il cavallo scalpita
nella notte così bianca,
lo contemplano dai merli
le dame sazie di guerre.
Oggi è di legno.
Un regalo greco.
L’ultimo gesto di quelli che sembrano
fuggire dal conflitto.
Le concave navi
si addentrano nel vinoso ponto
e si aprono le porte d’Ilio
perché il quadrupede riposi.
Cade il buio e dal ventre del cavallo
cadono cento guerrieri sul suolo nemico.
Le concave navi
ritornano nella rada,
le ombre scivolano
lungo la pianura,
si aprono le porte delle mura
e prima che albeggi
nelle strade d’Ilio
scorrono fiumi di sangue
e l’astuzia di Odisseo
e l’astuzia di Diomede
e il Destino indifferente
che ride a crepapelle
mentre danza con la morte.
– 267 –MIGAJAS, ESCRIBE CATULO
de tu amor, no las quiero. No quiero
llegar al banquete cuando ha acabado.
No quiero ser el último de la fila
que recibe una palmada amistosa
en el hombro y una lágrima.
O soy el único o nada.
Búscame en mi caverna si quieres algo.
Si llegaras tarde por cualquier razón que inventes,
sólo encontrarás cenizas y carbones apagados
y los afilados cuchillos del odio primitivo
al lado de la lámpara azulada.
ARTE DE AMAR
para complacer a la mujer que quería,
dándole muchas explicaciones y ejemplos pertinentes.
Ella comentó: dímelo con simples palabras.
Entonces el poeta escribió:
Los minutos que paso contigo cada semana
se multiplican cuando los evoco
y aquellos otros que compartimos cada tres días
se multiplican tanto que lo abarcan todo.
Te doy un libro, una flor y el aroma
Me entregas tu sonrisa que brilla en mis ojos
bajo el sol de la mañana del verano
con sus magnolias y sus pájaros sonámbulos.
– 268 –
BRICIOLE, SCRIVE CATULLO
Marzia Metelli, non voglio le briciole
del tuo amore, non le voglio. Non voglio
arrivare al banchetto, quando è terminato.
Non voglio essere l’ultimo della fila
che riceve una pacca amichevole
sulla spalla e una lacrima.
O sono l’unico o niente.
Cercami nella mia caverna se vuoi qualcosa.
Se arrivi tardi per qualsiasi motivo che t’inventi,
solo troverai ceneri e carboni spenti
e gli affilati coltelli dell’odio primitivo
al lato della lampada azzurrata.
ARTE DI AMARE
Publio Ovidio Nasone scrisse L’arte di amare
per compiacere la donna che amava,
dandole molte spiegazioni ed esempi pertinenti.
Lei commentò: dimmelo con parole semplici.
Allora il poeta scrisse:
I minuti che trascorro con te ogni settimana
si moltiplicano quando li evoco
e quegli altri che condividiamo ogni tre giorni
si moltiplicano tanto da abbracciare tutto.
Ti do un libro, un fiore e l’aroma
del caffè del deserto d’Arabia.
Mi consegni il tuo sorriso che brilla nei miei occhi
sotto il sole della mattina d’estate
con le sue magnolie e i suoi uccelli sonnambuli.
– 269 –
EL MAR ESCRIBE
Toda poesía es una despedida,
una línea blanca de espuma
en el ancho mar que se lo lleva todo.
¡Con qué indiferencia se mueve el mundo
a todo lo que planeamos y queremos!
¡No hay olvido!
¡Grito que no hay olvido en la memoria!
En la cresta de la ola
o en la sima más oscura
con todo lo vivido o flotamos
o nos sumergimos.
Así, braceo un rato y luego me hundo
balbuceando tu nombre sagrado
en la noche de agua eterna.
Nadie sabe si soy un fantasma
o un buen nadador
que será niebla mañana,
que ya es cielo encapotado,
o una línea de espuma blanquísima,
vena del mismo mar que acaso escribe.
– 270 –
IL MARE SCRIVE
Yasunari Kawabata si congeda
dalla danzatrice di Izu. (1972)
Ogni poesia è un addio,
una linea bianca di schiuma
nell’ampio mare che si porta via tutto.
Con quale indifferenza si muove il mondo
per tutto ciò che pianifichiamo e amiamo!
Non c’è dimenticanza!
Grido che non c’è dimenticanza nella memoria!
Sulla cresta dell’onda
o nella voragine più buia
con tutto il vissuto o galleggiamo
o sprofondiamo.
Così, do qualche bracciata per un po’ e poi affondo
balbettando il tuo nome sacro
nella notte d’acqua eterna.
Nessuno sa se sono un fantasma
o un buon nuotatore
che sarà nuvoloso domani,
che è già cielo coperto,
o è una linea di schiuma bianchissima
vena dello stesso mare che forse scrive.
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